Un Servitore appunto per baracca e burattini, con una compagnia composta da cinque donne, che rappresentano “in scala” questo capolavoro con l’idea di sfuggire allo stereotipo del confronto o della rievocazione della Commedia dell’Arte, dando vita agli equivoci originata dal bergamasco Arlecchino giunto nella Serenissima per trovare un impiego, ma che alla fine della vicenda ne ottiene ben due.
Uno spettacolo che vuole riscoprire qualcosa della commedia goldoniana, soprattutto della sua “meccanica” scenica ad orologeria, che si traduce qui in una “macchina” che contiene lo svolgersi vorticoso dell’azione fino all’invenzione con cui Goldoni aveva completato il disegno originale dell’antiquario francese, Jean-Pierre des Ours de Mandajors, autore del canovaccio di partenza per la Comédie italienne di Parigi. L’invenzione, appunto, di un complicatissimo servizio di Truffaldino, in contemporanea, ai tavoli in cui pranzano separatamente i suoi due padroni, di cui ciascuno non sa nulla dell’altro. Un canovaccio noto che si gioca su vari piani sociali , con gli interpreti che si tiranneggiano a vicenda con esiti drammatici, ma sempre esilaranti.
Più che a un’esile trama per imbandire lazzi e improvvisazioni, il Servitore di due padroni é quasi una raccolta di cover, quelle canzoni che tutti conoscono, che gli interpreti, e non solo i grandi, provano a reinterpretare (e che magari colmano la misura dell’attenzione e del successo nei momenti di crisi di ispirazione e di novità). Se ne era accorto, ascoltandone la musica, nientemeno che Mozart, che racconta al padre in una lettera del febbraio 1783 l’idea, anzi il progetto, di scrivere un’opera, trasformando in libretto la commedia di Goldoni che si era incaricato di far tradurre in tedesco per l’occasione.
Lo spettacolo sarà in replica domenica 29 dicembre alle ore 18.30, su prenotazione telefonica ai numeri 0410991967-335372889, o via mail avogaria@gmail.com
Info: www.teatro-avogaria.it