Lo sguardo acuto e visionario di Arturo Cirillo si misura con un classico del teatro del Novecento, mostrando meccanismi familiari sempre attuali e personaggi reali, nell’Italia di oggi come nell’America degli anni ‘40.
Lo zoo di vetro, in scena fino al 26 gennaio al Teatro Menotti di Milano con Prima Nazionale il 9, è “un dramma di memoria”, secondo la definizione dello stesso Tennessee Williams. Un testo dalla doppia natura: realistico nella descrizione dei rapporti tra i personaggi, ma totalmente onirico rispetto al tempo della vicenda e al tempo della sua rappresentazione. Potente messa in scena dell’atto del ricordare e del rapporto con il passato come luogo del rimpianto: “Il futuro diventa presente, il presente passato e il passato un eterno rimpianto” si dice nel testo.
Al centro della vicenda il fallimento di una famiglia, una madre che vive ancorata al ricordo di una giovinezza dorata, un gruppo di ex-giovani ormai senza più età.
Lo zoo di vetro di Williams rappresenta “l’inganno dell’immaginario”, non è casuale la grande importanza data dall’autore all’atto del proiettare. Il riflettore teatrale che il narratore/figlio punta sui personaggi, i molteplici film nei cinema dove si rifugia Tom per sfuggire alla realtà, e anche gli stessi animaletti di vetro che compongono lo zoo del titolo sono l’emblema della fragilità e della finzione: sono essenze quasi prossime all’assenza, non a caso trasparenti.
Immagino dunque un luogo abitato da pochi elementi molto concreti ma immersi in una luce non realistica, quasi pittorica, dove la vicenda venga narrata senza divisioni in quadri, ma in un unico luogo, come se ci trovassimo all’interno di un album di famiglia troppe volte sfogliato.
I testi di Williams, e in particolar modo Lo zoo di vetro, mi ricordano il teatro di un autore a me molto caro: Annibale Ruccello, che infatti cita spesso lo scrittore americano tra i suoi amori letterari. Come in Ruccello vedo qui dei personaggi violentemente attaccati alle proprie illusioni, come la madre, la signora Amanda Wingfield, centro ed origine di tutte le patologie, ma vittima lei stessa del confronto con le spietate leggi della realtà.
Troviamo poi l’alcolismo, la solitudine, l’assenza del padre, la giovinezza come un tempo perduto, tutti temi universali, che la maestria dell’autore rende condivisibili dal pubblico di oggi come del passato, in America, come in Italia.
Credo che come per tutti gli autori teatrali molto autobiografici, anche se in un modo misterioso e metaforico, si debba ricercare una propria personale narrazione, fare dei personaggi degli altri possibili noi stessi. Come credo che facesse Tennessee Williams, soprattutto con le sue eroine, eroine destinate all’insuccesso e alla solitudine, relegate a vivere nel teatro, e a risplendere ad ogni nuova accensione della luce su di loro.
[Arturo Cirillo]
Lo Zoo di Vetro
di Tennessee Williams
traduzione di Gerardo Guerrieri
con Milvia Marigliano, Monica Piseddu,
Arturo Cirillo, Edoardo Ribatto
regia Arturo Cirillo
Orari spettacolo: martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 21.00 – mercoledì ore 19.30 – domenica ore 17.00
Orari biglietteria: dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 19.00 – sabato dalle 16.00 alle 19.00
Prezzo dei biglietti
Intero: 25,00 €*
Ridotto >65 anni: 12,50 €* (residenti a Milano)
Ridotto <25 anni: 15,00 € * (residenti a Milano)
Ridotto <14 anni: 12,50 €
*prevendita 1,50 euro
Abbonamento Prime: 11 prime a 100 € con posto fisso
Abbonamento pomeriggio: 6 spettacoli a 60 euro, vale sulle repliche di mercoledì e domenica
[box type=”info” border=”full”] Teatro Menotti
Via Ciro Menotti 11 – Milano
Tel: 02 36592544 –
Mail: biglietteria@tieffeteatro.it
Sito web: www.tieffeteatro.it [/box]