[Recensione a cura di Mariachiara Ribaudo]
Dopo vent’anni di successi, Grease è tornato sul palco del Teatro della Luna con un’edizione rinnovata nei testi (Franco Travaglio e Michele Renzullo), nelle scenografie (Gabriele Moreschi) e nel disegno luci, caricando di aspettative lo spettatore sin da subito.
Le proiezioni sui due grandi schermi laterali, infatti, sorprendono per l’innovazione e per il grande supporto che riescono a garantire alle scene e alla storia, grazie al contributo video di Virginio Levrio e al disegno luci di Valerio Tiberi e di Francesco Tignati. Le previsioni iniziali però vengono un po’ a scemare quando il protagonista, Danny Zuko, che dovrebbe incarnare l’idolo di ogni ragazza con il suo fascino e il suo magnetismo diventa, nella versione interpretata da Guglielmo Scilla, un ragazzo qualunque. Danny dovrebbe essere il leader dei T-birds, ma misteriosamente diventa l’ultimo della squadra. In molti si sono chiesti dove fosse finito il Danny Zuko che ha fatto sognare intere generazioni. Chi dovrebbe essere re della scena viene “mangiato” dai colleghi che lo sovrastano incondizionatamente, dal punto di vista recitativo, da quello vocale e da quello coreografico. E la conferma si ha nel fatto che, in più di un’occasione, nei numeri di danza non lo troviamo sempre davanti come ci si aspetterebbe, ma arretrato in seconda o terza fila, forse per tentare di camuffare la sua preparazione. Ciò che sorprende ancora di più è che Guglielmo Scilla, sfortunatamente, non incarna nemmeno il physique du rôle, a differenza di colei che interpreta Sandy (Lucia Blanco) che, sebbene estremamente sottotono, quantomeno è una credibilissima Sandy, nell’aspetto.
In buona sostanza, a tenere le redini dello spettacolo non sono i due protagonisti ma i colleghi che, grazie ad una carica d’energia di cui essi mancano, riescono ad intrattenere e spesso travolgere letteralmente il pubblico. Assolutamente grandiose le interpretazioni di Nick Casciaro, nei panni di Vince Fontaine e di Teen Angel e di Riccardo Sinisi, nei panni di Kenickie. La sola presenza dei due interpreti sul palco conferisce alle scene un’esplosione di vita, incisività ed impeto. Non si potrebbe chiedere di più di quello che i due giovani attori sono riusciti a dare in due ore e mezza di ritmo puro. Vero protagonista dello spettacolo risulta, in fin dei conti, Kenickie e non perché sia il ruolo effettivamente principale, ma perché chi dovrebbe “competere” con la sua preparazione non ha gli elementi per poterlo fare.
In generale, ogni componente dei T-birds ha saputo intrattenere con una certa vitalità il pubblico, dalla determinazione di Luca De Gregorio (Sonny) alle innegabili abilità vocali di Gioacchino Inzirillo (Doody) e di Giorgio Camandona (Roger).
Il gruppo delle Pink Ladies, invece, non convince del tutto perché l’interpretazione di alcuni personaggi risulta altalenante a seconda delle scene. Roberta Miolla (Marty) colpisce sicuramente per le sue doti di ballerina e cantante, ma se in alcune scene la sua Marty è esilarante, in altre è un po’ forzata. Rizzo arriva con il classico atteggiamento irriverente e provocatorio che il pubblico si aspetta grazie ad Eleonora Lombardo, ma forse un problema di stanchezza vocale non le consente di colpire pienamente nel segno. Tenera e divertente la Jan di Federica Vitiello; estremamente sopra le righe Giulia Fabbri, a causa di una caratterizzazione timbrica data al personaggio di Frenchy che la rende eccessiva. Il che dispiace perché sono indubbie le qualità artistiche di questa attrice che aveva incantato il pubblico nei panni di Katherine Plumber nel musical Newsies. In questa versione di Grease si fa fatica a riconoscerla. Il modo in cui Frenchy recita, inoltre, non viene mantenuto nel momento della canzone che la riguarda (Ho bisogno di un angelo, brano scritto da Tom Kitt and Brian Yorker per Grease Live!). Si capisce che c’è un tentativo di mantenere la vocalità usata per la recitazione ma il risultato non arriva completamente, e questo distrae il pubblico perché sembra che a cantare non sia più Frenchy ma Giulia Fabbri, appunto. Questa discrepanza non si riscontra, invece, nel personaggio di Vince Fontaine, cui Nick Casciaro riesce a garantire un’eccellente continuità fra recitazione e canto.
Da menzionare la vena comica di Luca Peluso con un esilarante Eugene, che rimane impresso. Altrettanto deliziosa risulta la parte di Patty, interpretata da Giulia Bellanzoni, che rende il personaggio fresco e frizzante. Unica pecca è il non averla “nascosta” nel numero di Grease Lightning, dove chiaramente il personaggio di Patty non ha ragione di esistere, ma la presenza di Giulia Bellanzoni viene usata senza alcun accorgimento per far sì che non venga riconosciuta dal pubblico (basterebbe anche solo cambiare la sua coda di cavallo con uno chignon). Ad essere discussa non è la presenza in scena di Giulia in quel numero, ma ci si chiede perché Patty stia ballando coi T-birds.
Indiscutibile il potere dei cori, grazie alla direzione vocale di Gianluca Sticotti e alla supervisione musicale di Marco Iacomelli. Le coreografie di Gillian Bruce convincono come sempre. La tempra e l’elettricità che la coreografa riesce a trasmettere attraverso le sue creazioni garantiscono efficacia ed impeto.
In questa nuova versione di Grease un plauso particolare va inoltre dato ai componenti della band, inserita in una cornice di grande effetto sospesa a mezz’aria. L’esibizione è rigorosamente dal vivo con gli arrangiamenti di Riccardo Di Paola.
Va assolutamente citato il contributo del grande attore e regista Saverio Marconi, con un cameo tanto inaspettato quanto encomiabile. Egli infatti, insieme con il regista associato Mauro Simone e l’attrice Marta Belloni, recita nel film in bianco e nero proiettato al Drive-in, scelta geniale e di grande impatto.
In definitiva, lo spettacolo è da apprezzare ma potrebbe migliorare sensibilmente con qualche accorgimento. D’altra parte, dopo vent’anni di successi ci si può aspettare solo il meglio dalla Grease-mania.
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