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Recensione La Regina di Ghiaccio con Lorella Cuccarini e Pietro Pignatelli a Milano

Recensione La regina di Ghiaccio a cura di Luana Savastano.

Turandot: un nome importante che letteralmente significa “Fanciulla del Tūrān”. Fanciulla, appunto. Una condizione, quella della fanciullezza, con la quale lei, Turandot, deve fare i conti. E così, da crudele e malvagia regina che era, si scopre fragile, tenera, quasi adolescente. Non ha mai conosciuto l’amore a causa di un incantesimo che la teneva prigioniera delle sue stesse emozioni. Fino a quando non incontra il pretendente in grado di sciogliere il sortilegio: quello materiale (i tre enigmi) e quello interiore.

Arcimboldi Lorella Cuccarini in La regina di ghiaccio

Questa è Turandot (personaggio) ma dietro c’è molto, molto di più: c’è un dualismo di sentimenti, conflitti interiori, passioni. Lei, eroina di una fiaba persiana, è stata verseggiata e musicata da librettisti, compositori, musicisti che l’hanno scelta come protagonista dei propri lavori.

Dall’antico Poema iranico alla settecentesca fiaba teatrale. Oggi, Turandot, è per noi soprattutto opera lirica. Puccini la musicò agli inizi del ‘900 senza, però, poterla portare a compimento per la sua prematura morte. Da qui, dall’ ultimo anno di vita del grande musicista lucchese, prende il via la “nostra” contemporanea Turandot, La Regina di Ghiaccio.

Regina_di_Ghiaccio

©Musacchio, Ianniello & Pasqualini

 

L’omaggio a Puccini 

Il sipario si alza su un gruppo di persone in visita al museo. Siamo ai giorni nostri e l’intento di omaggiare Puccini ce l’abbiamo davanti agli occhi fin dalla prima scena. Tre quadri, rappresentanti alcune delle sue più importanti opere (oltre a Turandot anche La Boheme e la Madama Butterfly), si elevano in aria a ricordarci che durante lo spettacolo sentiremo pucciniani riferimenti melodici. Ad interrompere la tranquillità della visita sono tre donne vestite in abiti moderni. Per loro la Turandot di Puccini è solo un “opera maledetta” perché, infondo, “La storia l’abbiamo fatta noi”, cantano.

Entriamo, così, nel vivo della fiaba da cui Maurizio Colombi prende ispirazione per il suo musical, introducendo alcuni tocchi personali ben riusciti. Un musical che vuole rappresentare un po’ il passaggio ad un modo di fare teatro rivolto veramente a tutti e non solo ai bambini (come poteva essere per “Rapunzel”) nella più concreta accezione di Family Show. In effetti, La Regina di Ghiaccio può essere inteso come un lavoro che va incontro alla curiosità di tutti: dei bambini, che vi possono trovare personaggi fantastici e ricchi di fascino, ma anche degli adulti, che vi riscoprono la bellezza di alcune pagine scritte da Puccini. Il “Nessun Dorma” proposto verso la fine dello spettacolo è sicuramente il momento più emozionante e più atteso. Riconoscibilissimo anche il riferimento alla Bohème (“Che gelida manina”, cantano Ping, Pong, Pang).

Arcimboldi Lorella Cuccarini in La regina di ghiaccio-3

Un cast di grandi protagonisti

Partiamo subito col dire che il cast è di grande qualità e che i personaggi, che spesso ed erroneamente vengono etichettati come secondari, si dimostrano qui dei grandi protagonisti, riuscendo ad emergere nelle rispettive scene.

Introdurre le figure del Signore del Sole – Yao e della Bambina della Luna – Chang’è, a mio parere, è stata una buona idea per dare più verve e incisività allo spettacolo. Sergio Mancinelli e Daniela Simula padroneggiano con la giusta abilità i tempi scenici e comici (perché non mancano le occasioni per ridere). Perfetti per la parte sia fisicamente che vocalmente.
New Entry sono anche le tre streghe, volute dal regista per contrastare i celebri consiglieri dell’Imperatore: Tormenta, Nebbia, Gelida alias Valentina Ferrari, Silvia Scartozzoni, Federica Buda. Tre potenti voci che ben si destreggiano tra le note pop-rock della partitura, anch’essa inedita. Il loro è un compito importante in quanto, come già affermato all’inizio, sono le artefici della storia e fino all’ultimo hanno in mano il destino della principessa Turandot.

recensione la regina di ghiaccio

©Musacchio, Ianniello & Pasqualini

 

E poi ci sono Ping, Pong e Pang, i consiglieri dell’Imperatore, che devono aiutarlo nel suo difficile intento di far ragionare la figlia. Lo fanno attraverso una buona gestualità e un’energica presenza scenica, a tratti fumettistica: Giancarlo Teodori, Jonathan Guerrero, Adonà Mamo. In particolare quest’ultimo sfoggia una grande abilità da soprano lirico leggero (è stato Suor Margaretta in “Tutti insieme appassionatamente”, Chantal ne “Il Vizietto”, Madame Gery ne “Il fantasma dell’Opera”). Da applaudire anche il garbato riferimento all’omosessualità che non guasta la natura di uno spettacolo per famiglie.

Completano il cast Laura Contardi (Zelima), Flavio Tallini (Principe di Persia) e Paolo Barillari, ottimo nella parte dell’Imperatore Altoum: riesce a mostrarsi simpatico nel palesare la sua disperazione di non avere ancora un nipote; è un po’ sopra le righe ma è un padre affezionato e preoccupato per la crudeltà della figlia. Non si risparmia nel ricordare che lui stesso ha apposto la firma sull’editto intorno al quale ruota tutta la storia.

Il Principe e la Regina

Pietro Pignatelli e Lorella Cuccarini. Anche in questo caso i nomi di richiamo hanno fatto il loro dovere. La presenza scenica di Lorella è indiscussa e sacrosanta. Il pubblico la vuole e la applaude al minimo gesto, al minimo verso. Lei ripaga con tutta la sua esperienza di attrice, cantante, di donna di spettacolo, che lo spettacolo lo sa fare.

Al suo fianco c’è Pietro Pignatelli che, per la prima volta, è suo partner in scena ma che, con Lorella, ha già condiviso la grande esperienza di Grease 1997. Sì, proprio quella prima versione di Grease che, in vent’anni ha portato a teatro 1.700.000 spettatori e lo fa ancora adesso. Pietro non deluda ma incanta, diverte, emoziona (tanto) e presto saprete perché. Con Sole e Luna dà vita a deliziosi siparietti di una naturale simpatia e un apprezzabile affiatamento. Insieme ai tre Consiglieri è altrettanto abile e ben collaudato. Con la Regina è deciso, passionale, un po’ spavaldo. In fondo lui è Calore, Amore, Fuoco. Lui è Calaf.

Che grande emozione il “Nessun Dorma”!

Inutile negarlo, questo è in assoluto il momento clou dello spettacolo, forse quello che tutti aspettano. Perché, se già al primo accenno musicale si inizia a provare qualche brivido (d’altronde è una delle arie più suonate e cantate in tutto il mondo) le abilità di Pietro, che rimane fedele alle sue corde, fanno il resto.

In un’ambientazione che prevede che Turandot diventi tutt’uno con la Luna per intonare in duetto con il Principe i primi versi, l’aria più famosa di Puccini si spoglia della sua liricità per diventare qualcosa in grado di arrivare anche alle orecchie e ai gusti dei più giovani. Probabilmente i classicisti non ameranno questa trasposizione musicale moderna e “pop” ma poco importa perché, alla fine, la pelle d’oca viene. Grazie Pietro!

©Musacchio, Ianniello & Pasqualini

Anche se… 

Premettendo che costumi (di Francesca Grossi) e scene (di Alessandro Chiti) aiutano favorevolmente a creare quel clima da fiaba che ci si aspetta dallo spettacolo. Permane, invece, qualche dubbio sulla componente musicale (direzione e arrangiamenti Davide Magnabosco, insieme a Alex Procacci e Paolo Barillari).

Ben venga il fatto che questi 18 brani siano tutti inediti e che lo show non sia il solito musical juke-box (sia ringraziato il Cielo, per questo) a cui ci hanno purtroppo abituato alcune produzioni. Ma qui si ha l’impressione che questi brani non siano funzionali alla storia. Le canzoni sono sì, dei bei momenti interpretativi resi bene dal cast, ma di fatto sembrano chiusi in sé stessi e non rimangono in testa (Il fatto che il “Nessun Dorma” rappresenti il clou vorrà dire forse qualcosa?). Tra l’altro, in alcune scene si è avvertita la sensazione di un audio poco equilibrato e questo ha compromesso la corretta, nonché completa, comprensione di quanto veniva cantato. Come nella scena in cui la Regina intona gli indovinelli al Principe di Persia. Per fortuna dopo hanno introdotto il testo scritto. Poco convincente, a mio parere, anche la scena che vede Turandot con le sue ancelle impegnata a vestirsi in camera. Sinceramente, non se ne sentiva l’esigenza, musicalmente parlando.
Apprezzato, invece, il commento musicale, in linea con quanto succede sul palco. Movenze, espressioni sono resi bene e creano suspance.

In conclusione

La Regina di Ghiaccio è un musical che va visto (anche e soprattutto) insieme ai bambini. Un musical che va apprezzato nel suo voler far da ponte tra il teatro moderno e il mondo dell’opera lirica. Anche in questo caso Alessandro Longobardi per Viola Produzioni ha portato in scena una bella fiaba che andrà avanti fino a febbraio (per le date del tour 2017-2018 cliccate -> QUI), confermando il team creativo di Rapunzel. L’invito a vederlo, quindi, è per respirare quella magia fiabesca che ogni tanto fa bene all’umore.

Per Milano avete tempo fino a domani con l’ultima replica al Teatro degli Arcimboldi.

Recensione La regina di Ghiaccio a cura di Luana Savastano

Le date del tour 2017/2018 dopo Milano

Cassano Magnago Teatro Auditorium 12 e 13 dicembre
Genova Politeama dal 15 al 17 dicembre
Roma Teatro Brancaccio 20 dicembre 2017 – 7 gennaio 2018
Bologna Europauditorium 13 e 14 gennaio
La Spezia Teatro Civico 16 e 17 gennaio
Reggio Emilia Teatro Valli dal 19 al 21 gennaio
Vicenza Teatro Comunale 23 e 24 gennaio
Firenze Teatro Verdi dal 26 al 28 gennaio
Torino Teatro Alfieri dall’1 al 4 febbraio
Bari Teatro Team dal 9 all’11 febbraio
Catania Teatro Metropolitan dal 15 al 18 febbraio
Messina Teatro Vittorio Emanuele dal 22 al 25 febbraio
Cosenza Teatro Rendano 27 e 28 febbraio

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Fondatrice del blog di teatro "Vista Sul Palco". È laureata con Lode in Musicologia (Università degli Studi di Pavia) con specializzazione in teatro musicale contemporaneo (titolo della tesi: Jesus Christ Superstar: genesi, critiche e analisi dell'Opera Rock), ha conseguito un Master in Marketing per le Imprese di Arte e Spettacolo presso l'Università Cattolica di Brescia. È redattrice per testate di cultura e spettacolo e ha collaborato con alcune realtà teatrali cittadine per la comunicazione e la promozione di eventi: tra queste Teatro PalaBrescia (poi PalaBanco di Brescia e ora GranTeatro Morato) e Residenza Idra (Spazio TeatroIdra). Ha scritto per testate giornalistiche del settore economico-culturale, occupandosi prevalentemente di arte. Da anni si occupa di Comunicazione e Marketing svolgendo attività di Ufficio Stampa, Digital PR, Web Marketing e Social Networking, Community Manager per aziende di vari settori (Food, Fashon, Tourism and Hospitality, Health and Beauty). Ha insegnato Educazione Musicale in strutture per l'infanzia ed è insegnante in scuole secondarie di primo grado. Il teatro è la sua linfa vitale! ★ Sito web personale (attività e servizi offerti): www.luanasavastano.com

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