[Recensione a cura di Luana Savastano]
Un marito ideale è un classico di Oscar Wilde che la regia gipeto ha saputo portare in scena con grande naturalezza, attualizzando gli elementi scenici e liberandoli dagli eccessi. Il tutto senza mai tradire il senso ultimo della commedia originale.
Lo spettacolo ha visto il suo debutto al Teatro Caboto di Milano, dove è andato in scena dal 7 al 24 gennaio in un contesto che ha reso protagonista assoluto il testo nella sua complessità e raffinatezza, un testo pregno di temi quanto mai attuali e di interrogativi su cui riflettere: “Fin dove ci si può spingere per il potere?” “Si può fare politica senza compromessi?” “La “questione morale” è un fatto pubblico e privato?”
La semplicità dell’apparato scenico e la modernizzazione dei costumi fanno da “puro” supporto ai dialoghi dei personaggi che appaiono carichi di quel tipico humor inglese che fa da “Leitmotiv” a tutta l’opera e che, d’altronde, rende questa cultura così affascinante.
Del resto, la semplicità è ciò che caratterizza la regia di gipeto (basti pensare anche al precedente lavoro “Mind the gap”): una regia pulita e senza “fronzoli”, una regia genuina e ricca di forza espressiva, di comunicatività, che si percepisce nella voglia (ma forse anche nel bisogno fisico) degli attori di parlare al pubblico con i gesti, con le espressioni, con gli sguardi per mantenere sempre vivo il contatto con la platea, peraltro divertita e appagata.
Tutto avviene nel salotto di casa Chiltern, dove Robert Chiltern e sua moglie Kate tengono spesso feste e ricevimenti, e dove i sette personaggi entrano ed escono accompagnati dai loro desideri (di matrimonio, magari, come nel caso di Mabel Chiltern/ Alice Viganò), dalle loro ambizioni di potere (quelle di Gertrude Cheveley / Natascia Fonzetti), e dalle delusioni (quella di Lady Chiltern/ Mariangela Del Giudice quando scopre la verità taciutale fino a quel momento dal marito). Ma anche dal sincero sentimento di affetto verso un caro amico (come succede a Rupert Goring/ Gianluca Frigerio, che onora il rapporto di amicizia con i Chiltern). Al centro della storia c’è un segreto che, se svelato, potrebbe cambiare la reputazione politica e la vita coniugale della coppia protagonista.
Se, da un lato, è palese la lunga esperienza di palco di Gianluca Frigerio, dall’altro è altrettanto evidente l’ottima prova del resto del cast, che dimostra una certa padronanza degli incalzanti ritmi scenici e un pieno rispetto verso il proprio personaggio: Matteo Morigi, Mariangela Del Giudice, Natascia Fonzetti, Mariachiara Ribaudo, Alice Viganò, Antonio Palmadessa.
Un marito ideale ci dimostra come certi temi, seppur “datati” (la commedia di Wilde fu rappresentata per la prima volta nel 1895; ne seguirono, poi, due trasposizioni cinematografiche), sono così fortemente attuali che potrebbero fare di noi testimoni (diretti o indiretti) di quelle stesse situazioni che Wilde ha raccontato egregiamente e che qui il cast ha ripreso con grande bravura. Ma, un’altra domanda sorge spontanea: “il compromesso è davvero necessario per la felicità, pubblica o privata che sia”? Bellissima la frase pronunciata da Robert Chiltern: “Col tempo ho imparato che la felicità non è avere quello che si desidera ma desiderare quello che già si ha”.