Autore e regista teatrale ormai affermatissimo nel mondo del teatro italiano, con svariati e influenti titoli all’attivo (Jeanne Valois – L’intrigo della collana; L’Odissea – Una vera Troyata; Kitsch Me Licia; Reset – Il Musical; Bloccato nella rete), Thomas Centaro torna anche in questo 2019 con un nuovissimo musical dal titolo, semplice ma ricco di suspance, Kim.
In attesa di vederlo debuttare sul palco del Teatro Pime di Milano il prossimo marzo, ecco cosa ci racconta della sua ultima fatica.
Intervista a cura di Luana Savastano
Thomas, innanzitutto ben tornato. Dal mondo degli Anime, spesso e volentieri, trai significative ispirazioni. Ricordiamo il tuo “Kitsch Me Licia” di qualche anno fa [QUI TUTTE LE NEWS], che si ispirava al famosissimo cartone giapponese di “Kiss me Licia”. Ora stai per debuttare con Kim il musical, di cui firmi regia, sceneggiatura originale e testi delle canzoni. Cosa ti ha spinto a cimentarti, nuovamente, con una storia che sa di “anime”? Ricordiamo che la protagonista Kim, appunto, è una cantante di talento di 27 anni che vive di musica ma è, soprattutto, una majokko (letteralmente “streghetta”, “ragazza magica”).
I cartoni animati giapponesi fanno parte della nostra cultura pop, esattamente come i film d’animazione, i cult hollywoodiani, i telefilm, i romanzi e il mio amatissimo teatro. Ogni autore ha il proprio background e per me è normale trarne spunto. Hai detto bene, Kim sa di “anime” perché nonostante il tema majokko sia il punto di partenza, nella storia aleggia costantemente un’atmosfera di magia e realtà molto spiccata, nel pieno rispetto di quel genere che ci ha fatto compagnia da bambini e che ancora oggi ci fa sognare.
A chi o a cosa ti sei ispirato, se puoi dircelo, per il personaggio di Kim? Pura fantasia o c’è qualche elemento di realtà? Sappiamo che Kim, come tutte le majokko, nasconde un segreto.
Devi sapere che a 4 anni collezionavo le figurine dell’ “Incantevole Creamy” che erano in omaggio con lo Sprint, il cacao con la confezione arancione, ve lo ricordate? Quelle stesse figurine erano finite sulla porta di ingresso del mio asilo e sono rimaste lì per anni. Diciamolo, è tutta colpa di Creamy se è nata Kim! Però sentivo la necessità di creare una maghetta completamente nuova in versione millenial e in un contesto attuale e realistico, nella Milano di oggi e non in Giappone. Kim è la metafora del modo in cui viviamo tutti, è un alter ego e sarà molto interessante capire chi è realmente e perché si nasconde dietro ad una seconda identità. Questo è il suo segreto, e solo il pubblico a teatro lo scoprirà.
Il suo nome l’ho preso in prestito da Kim Novak: se mi consenti una battuta… anche lei visse due volte!
Con questo musical cerco di spiegare cosa e soprattutto chi si nasconde dietro un personaggio di successo; e mi sono lasciato ispirare anche dalle leggende che ancora oggi circolano riguardo determinati artisti, come tutti quei cantanti che sono parte del cosiddetto Club dei 27.
Realtà, finzione, fiaba e magia, Kim è davvero un grande personaggio; e i coprotagonisti non sono da meno.
La colonna sonora dello spettacolo è composta da 15 canzoni e da un’ Overture. Sono tutte originali, composte da te (i testi) e da tua sorella Elena (le musiche). Una piccola anticipazione di ognuna la possiamo sentire sul sito ufficiale dello spettacolo. Vi siete ispirati a qualcosa in particolare per scrivere i testi e le melodie? E come le avete pensate per i protagonisti?
Ogni canzone è una storia nella storia, ma essendo la vicenda ambientata ai giorni nostri ci siamo divertiti a spaziare tra generi diversi: dal pop alla dance, fino al latin-pop e alla trap; anche perché i tre protagonisti sono cantanti e nel musical non mancheranno i momenti concerto.
Sulla musica è giusto che a rispondere sia Elena: “La colonna sonora di Kim – Il Musical è come fosse album studiato per dei cantanti reali, i pezzi sono tutti molto orecchiabili e radiofonici. Per le parti orchestrali mi sono lasciata ispirare dai miei compositori preferiti come David Shire, Alan Menken, Hans Zimmer, John Debney e Craig Armstrong, mentre per le canzoni ho preso spunto da sonorità diametralmente diverse tra loro, da Elisa a Rihanna, da Francesca Michielin a Skunk Anansie, da Annalisa a Dark Child, e ancora da Maluma a Jennifer Lopez e Mark Anthony. Mi piacerebbe che i miei cantanti preferiti ascoltassero le canzoni di Kim, sarebbe un sogno realizzato”.
Ormai ti conosciamo per i tuoi lavori originalissimi e mai scontati. Con titoli che solo a sentirli ci scatenano curiosità e “voglia di vedere come va a finire”. La tua mission, non a caso, è avvicinare sempre più persone al teatro. Ma qual è il punto di forza che ti ha permesso di guadagnarti (meritatamente) sempre più feedback e opinioni positive con il tuo lavoro?
È la prima volta che mi viene posta questa domanda e per questo ti ringrazio. Penso semplicemente che il pubblico abbia bisogno di novità, di addentrarsi in storie inedite e di scoprire personaggi nuovi. Sono il primo ad amare i classici ma non potrei definirmi autore né regista se facessi dei copia incolla di cose già scritte da altri o già viste e riviste.
Ogni volta che scrivo un musical corro un grande rischio perché non ho il supporto di una produzione, tutto quello che il pubblico vedrà è frutto del mio solo lavoro, ma sui social e su Youtube traspare quanto entusiasmo il pubblico esprima riguardo ai miei spettacoli uscendo dal teatro.
Io sono un piccolo artigiano del teatro. Molti lettori non avranno mai nemmeno letto il mio nome da nessuna parte, ma questo racconta che prima di un nome altisonante, prima di un budget milionario, prima di un titolo sensazionale bisogna avere qualcosa da raccontare, e che senza una storia solida non esiste nessuno spettacolo. E poi i biglietti dei miei spettacoli sono tra i più bassi sul mercato per rendere il teatro fruibile a tutti.
Tu, da circa 20 anni, sei anche speaker radiofonico e doppiatore. Sul tuo sito si legge che hai un’età vocale che va dai 15 ai 40 anni. Un lasso di tempo molto ampio. Ci puoi svelare qualche aneddoto o curiosità su un lavoro che si basa tutto sull’utilizzo della voce senza avere il supporto del corpo e della gestualità? Immagino che questo ti sia molto d’aiuto quando sei su un palco.
Uno speaker o un doppiatore prima di tutto è un attore, e ci vogliono anni di lavoro prima di arrivare ad un microfono. Nei miei spettacoli mi diverto spesso ad introdurre una voce fuori campo. L’ho fatto con il gatto Giuliano in “Licia” (Kitsch Me Licia, n.d.r.), in “Reset”, e anche questa volta con Dolby, la mascotte di Kim che parlerà con la mia voce. Non ti nascondo che mi diverto da morire anche sul palco e dietro le quinte in questa duplice veste. Ho sempre cercato di fronteggiare ogni sfumatura nel campo attoriale, non riesco a limitarmi ad una sola figura e devo dire che una compensa e amplifica l’altra. Finché riuscirò a ritagliarmi il mio piccolissimo spazio andrò avanti a fare tutto per chi mostra fiducia in me.
Ringrazio vivamente Thomas Centaro per la sua grande disponibilità, nonostante l’imminente debutto, e ringrazio (questa volta ancora di più) Claudia Grohovaz, professionista con grande… pazienza.