I milanesi lo aspettavano da tanto ed è arrivato: fino a domenica 20 marzo al teatro Manzoni a Milano è in scena Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek, che ne cura anche la regia. Nel cast Francesco Pannofino, Iaia Forte, Erasmo Genzini, Carmine Recano, Simona Marchini, Roberta Astuti, Sarah Falanga, Mimma Lovoi, Francesco Maggi, Edoardo Purgatori e Luca Pantini. In un teatro sold out, alla prima dell’8 marzo molta curiosità nel pubblico prima dell’inizio: “la nonna mangerà i dolci come Ilaria Occhini nel film?”, “Pannofino sarà bravissimo nel ruolo di Fantastichini”, “non vedo l’ora di vedere la scena nel negozio dove si dicono tr**a e zoc**la!”
La storia
Stefania (Iaia Forte) e Vincenzo (Francesco Pannofino) aspettano con ansia il ritorno del figlio Tommaso (Erasmo Genzini). Anche zia Luciana, la nonna, sua sorella Elena e Alba, l’amica di sempre, non vedono l’ora di rivederlo. E tutti coltivano in segreto la speranza che Tommaso accetti di affiancare suo fratello Antonio (Carmine Recano) nella gestione del pastificio di famiglia. Nessuno, però, ha fatto i conti con il destino e anche per questo Tommaso si troverà a rimanere a casa dei suoi genitori più a lungo di quanto aveva previsto… Antonio infatti, rivela di essere gay, quando sa che è il fratello a volersi confessare.
Un piacevole ritrovarsi
Il confronto con il film è inevitabile: Mine vaganti è famoso, amato e pluripremiato. L’adattamento teatrale convince e fin dall’inizio ha le idee chiare: raccontare una storia profonda e complessa avvalendosi di una scenografia semplice e un cast d’eccezione.
Tende scorrevoli e punti luce ricreano gli spazi di casa Cantone: il salotto, la camera della nonna con la famosa specchiera, il bagno, la camera degli ospiti. Gli attori, con una velocità vivace e professionale riempiono la scena raccontandoci la storia di questa famiglia con un ritmo che ricorda lo stile dell’Ozpetek cinematografico.
Il tema dell’omosessualità e della diversità nel piccolo paesino del sud vengono raccontatati con grande ironia e con l’ottusità di una famiglia che non accetta l’orientamento scelto dal figlio, perchè vede compromessa la reputazione sociale e il futuro del loro pastificio.
Molto azzeccata la scelta di “usare” il pubblico come fosse la gente del paese, considerandolo parte dello spettacolo: Vincenzo e Tommaso fanno una passeggiata in platea per cercare di capire se qualcuno ha scoperto il loro segreto, ridono per trasmettere normalità, e con grande simpatia Pannofino esclama “mettiamo la mascherina quando scendiamo, così non ci riconoscono”, per rimarcare la vergogna.
All’inizio si sente la mancanza di una scenografia più sostanziale, ma poi Mine vaganti prende, diverte, e su questi teli bianchi con luci gialline, i personaggi di Ozpetek sono nudi e si devono raccontare su un palco da popolare. E non è difficile con un testo così forte e degli attori così bravi. Alcune scene, come il coming out di Antonio o la famosa scena dell’abbuffata di dolci, sono trattate un po’ di corsa interrompendo l’emozione. Intensa e riuscita la scena dello scontro tra i due fratelli, Antonio e Tommaso.
Attori bravi in personaggi indimenticabili
Francesco Pannofino è strepitoso: una voce perfetta per il ruolo, gli occhi che strabuzzano quando si guarda attorno per capire se qualcuno…sa. Erasmo Genzini è un dolce Tommaso, Carmine Recano è suo fratello Antonio, bravo, bello e convincente, partecipò anche al film. Iaia Forte è bravissima nel ruolo della mamma Stefania, una Signora della scena, che da tempo desideravo vedere a teatro. Mimma Lovoi, la cameriera, regala una comicità che strappa molte risate. Veniamo alla nonna: Simona Marchini convince. E’ la mina più vagante di tutte, quella che cerca l’allontanamento dalle convenzioni sociali e abbraccia la diversità. Una presenza costante, che fa da motore nella storia, con una voce calda e misurata ci racconta i messaggi d’amore per i suoi nipoti adorati e la famiglia.
Mine vaganti è un bello spettacolo, che si gode con un confronto che aleggia costante nella mente dello spettatore, ma senza deludere. Lunghi applausi alla prima.
La pièce rimane al teatro Manzoni a Milano fino al 20 marzo: dal martedì al sabato repliche alle 20.45, domenica alle 15.30. Sabato 19 marzo doppia replica alle 15.30 e alle 20.45.
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